Merhaba!

Ho realizzato un prontuario riassuntivo della pagina. È il primo documento in assoluto che produco con LaTex, raffazzonato come si deve.

Vuoi imparare il turco? Prima lo inquadro per bene.
Il turco è una lingua turchica, parlato da un popolo all'incrocio tra Europa ed Asia è una lingua che ha poche somiglianze con le familiari indoeuropee, grazie a ciò il turco si distingue considerevolmente per il suo vocabolario e struttura del periodo dalle lingue contornanti, soprattutto struttura del periodo.
Il turco è una lingua agglutinante, il che significa che ha a sua disposizione un elevato numero di affissi (solitamente suffissi) incollabili alle parole per specificarne il significato; ciò gli permette molto spesso di omettere i verbi ritenuti italianamente necessari quali «essere» ed «avere» (per es. i turchi direbbero «benim arabam var», letteralmente «mia auto che è mia c'è» per comunicare «ho un'auto»), ciò non li basta: come noi omettiamo la persona dei verbi perché già suggerita dalla coniugazione, quest'ultima, infatti, la omettono anch'essi perché i loro verbi vengono analogamente coniugati.


Ora che tu, studente del latino, sei gelato nella prospettiva di dover studiare a memoria ognuna delle flessioni turche, perché, ahimè, come il latino il turco possiede i casi grammaticali, puoi distendere i nervi e richiudere i tuoi libri di tecnica memonica nella libreria che ti eri ripromesso di bruciare, ma che gli sguardi autorevoli della professoressa ti hanno annosamente impedito; puoi riporre i tuoi libri nella libreria, perché la lingua turca è regolare, non muta le parole, ricorda: ci agglutina gli affissi, perciò è regolare! (devi imparare soltanto gli affissi, sic.)
Discorrendo sui suoni: la maggior parte sono coincidenti con l'italiano; in aggiunta ci sono le o, u francesi/tedesche, la r più marcata che nell'italiano, la gi moscia, l'aspirazione toscana ed una vocale particolare simile alla scevà.
Peki [bene], partiamo!

Alfabeto turco

Lettura e pronunzia

L'alfabeto turco è stato introdotto dal padre dei turchi nel 1928 come riforma razionalista per abbracciare tutto il corredo fonologico turco, al contrario del precedente alfabeto turco, che era su base araba piuttosto che latina.
A causa di tale razionalismo formativo, che vuole rappresentare compiutamente i suoni della lingua turca, ogni suono è descritto soltano con un solo carattere. Non esistono digrammi, trigrammi, poligrammi, perciò ogni lettera (d'ora in poi nominata grafema) produrrà un suono (d'ora in poi nominato fono ed il suo simbolo fonema), ma, attenzione, un grafema possiede a volte a sua alternativa anche più di un fonema e per questo non è sempre apparente come suonerà.

I turchi dividono le vocali in due gruppi importanti: posteriori e anteriori.
I due generi sono classificati secondo la posizione buccale della loro fonazione, i suoni E, İ, Ö, Ü vengono fonati anteriormente (detti anche palatali), i suoni A, I, O, U posteriormente [la A non è davvero posteriore, ma lo viene considerato] (detti anche velari).
I grafemi A, İ, Ö, O, Ü, U sono univoci e rappresentano rispettivamente la A italiana, I italiana, Ö tedesca o oeu francese, O chiusa di mónte, Ü tedesca o U francese, ed infine la U italiana. Il grafema E è più ostico perché, come per l'italiano, racchiude in sé due fonemi alterni, cioè la e chiusa di mése e aperta di lètto.
I criteri per riconoscere il fonema della E sono: in generale si pronuncia /e/, fa eccezione quando precederà le consonanti M, N, L o R dove si pronuncerà /ɛ/.
La I senza puntino, da non scambiare per la İ col puntino, che in turco presenta un punto anche al maiuscolo per distinguerla, produce un fono totalmente estraneo alle lingue romanze, il /ɯ/, meglio allenarsi ad ascoltarlo ripetutamente per tentare di riprodurlo, lo descriverei come un misto tra la Ü e la E aperta condite da un pizzico di lentezza cognitiva, mentre tecnicamente è una U fonata senza inarcare le labbra.

Le consonanti sono generalmente univoche, ma, tenendo da parte i casi particolari, le lettere G, C, Ç, S, Ş, J, Y presentano degli esiti inaspettati per i lettori italiani, mentre il resto risulta lampante, perciò vale la pena soffermare del tempo di studio aggiuntivo su codesti grafemi.
Le consonanti non univoche sono la G, K e L che mutano davanti a delle vocali particolari (ricorrere alla tabella); sarebbe più giusto dire che si conformano alle vocali che le seguono, perché nel loro mutarsi si avvicinano alla tipologia di fonazione delle vocali cagionanti. Per ultima la consonante Ğ che dava anticamente luogo, cioè nel momento della progettazione dell'alfabeto, un suono, ma col tempo si è fiaccato e, al giorno d'oggi, quasi nessun turco lo pronuncia più; a dispetto di ciò essa permane nella grafia che è in uso per ragioni etimologiche.
I suoni delle consonanti univoche turche sono:
|B come la B di bambino e botola|  |C come la G di gelato e gita|  |Ç come la C di cera e circo|  |D come la D di duomo e dama|  |F come la F di figa e farro|  |H espirata come la cocacola in Toscana|  |J come la J francese di je suis|  |M come la M di mano e menta|  |N come la N di noce e nembo|  |P come la P di pirla e pomo|  |R più vicina ai denti della nostra|  |S come la S di sasso e sirena|  |Ş come la SC di pesce e scivolo|  |T come la T di tenda e timo|  |V come la v di vite e voce|  |Y semiconsonante come la J di Jesolo e Jacopo|  |Z come la S di sdraio e pisello|

Riassumo quanto esposto nelle tabelle sottostanti:

Vocali palatali
GrafemaFonema pr.Fonema sec.
E e/e//ɛ/           |?|
İ i/i/
Ö ö/œ - ø/
Ü ü/y/
Vocali velari
GrafemaFonema pr.Fonema sec.
A a/a/
I ı
/ɯ/
O o/o/
U u/u/
Consonanti mutevoli
GrafemaFonema pr.Fonema sec.
G g/g/
/ɟ/
              |?|
Ğ ğ/ /
/ɰ/
              |?|
K k/k/
/c/
              |?|
L l
/ɫ/
/l/              |?|
Consonanti univoche
GrafemaFonema pr.GrafemaFonema pr.
B b/b/P p/p/
C c/d͡ʒ/R r
/ɾ/
Ç ç/t͡ʃ/S s/s/
D d/d/Ş ş/ʃ/
F f/f/T t/t/
H h/h/V v/v/
J j/ʒ/Y y/j/
M m/m/Z z/z/
N n/n/

Armonia vocalica

Sapete come prima abbiamo suddiviso le vocali in palatali e velari? Codesta differenza i turchi la sanno d'istinto, giacché li guida verso un'azione definita «armonia vocalica», che svolgono ininterrottamente nella formazione delle loro parole.
È un fenomeno importante perché aiuta a tenere il filo di una parola agglutinata.
Si tratta di un assimilazione, o anche meglio un'armonizzazione, delle vocali dentro un affisso verso l'ultima vocale che è presente nel nome che lo precede; lo stesso affisso possiederà, infatti, almeno due varianti e si sceglierà quella che rientra nella stessa categoria vocalica.
Molto semplicemente: attaccando gli affissi si sceglierà la variante più simile acusticamente, portando il nome attaccato a risultare contiguamente armonioso.

Per esempio, proviamo a formare il plurale di ay (luna): dovrò scegliere fra i due affissi pluralizzanti lar e ler quello che armonizza con la vocale a di ay; sceglierò lar, perché appartiene alla stesso gruppo vocalico, formando il plurale aylar (lune).

L'affisso pluralizzante è un caso speciale dal momento che possiede soltanto due varianti, una per le vocali palatali e l'altra per le velari, mentre la prevalenza degli affissi ne possiede quattro, poiché suddivide ulteriormente i macrogruppi vocalici in due gruppi secondo due ulteriori qualità: vocali non arrotondate ed arrotondate (cioè a labbra rilassate oppure a papera).

I macrogruppi palatali e velari formano, dunque, quattro microgruppi vocalici:  palatali non arrotondate (E, İ),  palatali arrotondate (Ö, Ü),  velari non arrotondate (A, I),  velari arrotondate (O, U).
Consiglio di seguire la tabella seguente per ricordarli.

– Macrogruppi –
Vocali palataliVocali velari
– Microgruppi –– Microgruppi –
non arrotondatearrotondatenon arrotondatearrotondate
E e - İ iÖ ö - Ü üA a - I ıO o - U u

Un esempio di affisso completo di varianti è il suffisso -cik -cük -cık -cuk (che similcorrisponde al nostro diminuitivo -etto), per cui ev (casa), diventa evcik (casetta) e maymun (scimmia), diventa maymuncuk (scimmietta).

Nomi e pronomi

Pronomi basilari

Io e te

[Prima di principiare ad immergerci nell'attuale parlata turca, è, qui, doverosa una lieve parentesi sui pronomi turchi, personali ed anche non, delibando nello stesso tempo i casi grammaticali, su cui ritornerò a sviscerare in un prossimo momento, poiché essi risulterebbero ostici e nemmeno necessari al principiante, perciò gli intralcerebbero il lavoro.]

Sono 5 le lettere da rammentare quando si tratta dei pronomi personali turchi: b, s, o | z, l.
Questo poiché i primi tre pronomi (io, tu, egli) sono ben, sen, o; mentre al plurale cambia soltanto la desinenza (perciò basta ricordarsi il singolare per ottenere il plurale) terminando in z o pluralizzandosi, infatti al plurale (noi, voi, essi) sono biz, siz, onlar [hai notato? -lar è il plurale turco! la n, invece, è apparsa perché è coerente con gli altri due pronomi singolari, ma era omessa al singolare].
Per esempio, alla domanda «kim türkçe öğrenir?» (chi impara il turco?), risponderai «ben!».

I pronomi personali turchi restanti sono delle variazioni dei pronomi personali precedenti (detti retti) ed occupano quelle posizioni oblique, dove il pronome non è il soggetto; analogamente all'italiano, dove non diremmo mai «tu porto un regalo» o «porto tu come regalo», bensì «ti porto un regalo» o «porto te come regalo», poiché sono complementi di termine ed oggetto.
Il turco ripartisce i propri pronomi personali nelle posizioni grammaticali di dativa, accusativa, locativa e ablativa.

Molti propinano i casi grammaticali ai meno allenati con le solite pedanti domande «risponde "a chi"?», «"a che cosa"?». Io trovo più producente fondarsi su un esempio concreto da cui pescare istintivamente gli elementi.
Per esempio, «Io ti tiro un pugno», dobbiamo capire che i primi elementi ad essere notati sono «io» e «tu», cioè chi agisce e chi subisce; ecco, l'agente è detto soggetto, e il destinatario è detto dativo, poichè «a chi DO le botte?», a te. Se io ti buttassi in un burrone, chi è il destinatario? Il burrone. Esso è il dativo stavolta.
L'oggetto che viene lanciato, in entrambi i casi, è denominato accusativo, prima il pugno, poi tu (nel burrone); mi hanno Accusato di darti «un pugno», di regalarti «una bomba», di dirti «fandonie», è l'oggetto dell'azione in questione.
Il locativo è il luogo del periodo, ci prendiamo a botte «per strada» (od in strada, o sulla strada, sempre luogo è).
L'ablativo è da dove si Stacca l'azione, solitamente in italiano lo si riconosce attraverso la preposizione «da»; ti tiro un pugno «dalla mia spalla» o «parto da casa», oppure ricominciamo «da capo».

Caso dativo (a chi lo Do?): -a/-e [a seconda dell'ultima vocale, per mantenere l'armonia vocalica]: bana, sana, ona, bize, size, onlara. «tokatlıyorum sana!» (ti tiro uno schiaffo!)

Caso accusativo (il Pugno): -i/-u/-ı : beni, seni, onu, bizi, sizi, onları. «onu öptü» (l'ha baciato/a)

Caso locativo (Per strada): -de/-da: bende, sende, onda, bizde, sizde, onlarda. «benda ne buluyorsun?» (cosa ci trovi In me?)

Caso ablativo (Da casa): -den/-dan: benden, senden, ondan, bizden, sizden, onlardan. «sendan ayrılyorm» (mi separo Da te)


Esistono due ultime variazioni dei pronomi personali turchi che li tramutano non più in personali, bensì possessivi e dimostrativi.

In italiano i pronomi possessivi [cioè che indicano l'appartenenza, come mio e tuo] svolgono sia la funzione di aggettivo sia quella di pronome, in turco esistono due forme, una che fa d'aggettivo ed un'altra che fa da sé, ma è possibile usare quella aggettivale per entrambi i casi.
Aggettivi possessivi: -im (1°) / -in (2°) / -un /-ın: benim, senin, onun, bizim, sizin, onların.
Pronomi possessivi: aggettivo -ki: benimki, seninki, onunki, bizimki, sizinki, onlarınki.
«[agg.] benim kağıdıma bakma, [pron.] onunkine bak.» (non guardare il mio foglio, guarda Il suo)

I pronomi dimostrativi sottolineano la distanza dell'oggetto in questione dal parlante e l'ascoltatore e sono di tre tipi come in italiano. vicino al parlante [questo], lontano dal parlante ma vicino a chi ascolta [codesto], e lontano da entrambi [quello].
Pronomi dimostrativi: bu (questo), bunlar (questi), şu (codesto), şunlar (codesti), o (quello), onlar (quelli).
«ver şu kalemi bana(a me)» (passami codesta penna)

Pronomi
I persona sing.II persona sing.III persona sing.I persona plur.II persona plur.III persona plur.
Pronomi personali nominativi:ben (io)sen (tu)o (egli)biz (noi)siz (voi)onlar (essi)
Pronomi personali dativi:bana (mi)sana (ti)ona (gli)bize (ci)size (vi)onlara (li)
Pronomi personali accusativi:beni (me)seni (te)onu (lo)bizi (ci)sizi (vi)onları (li)
Pronomi personali locativi:bende (in me)sende (in te)onda (in lui)bizde (in noi)sizde (in voi)onlarda (in loro)
Pronomi personali ablativi:benden (da me)sende (da te)ondan (da lui)bizden (da noi)sizden (da voi)onlardan (da loro)
Aggettivi possessivi:benim (mio)senin (tuo)onun (suo)bizim (nostro)sizin (vostro)onların (loro)
Pronomi possessivi:benimki (il mio)seninki (il tuo)onunki (il suo)bizimki (il nostro)sizinki (il vostro)onlarınki (il loro)
Pronomi dimostrativi:bu (questo)şu (codesto)o (quello)bunlar (questi)şunlar (codesti)onlar (quelli)

Sul perché i pronomi dimostrativi possano essere valutati nelle sfere delle tre persone grammaticali consultare Serianni (Grammatica italiana , § VII.122).

Nomi indicati

La denotazione

I turchi suffissano i nomi per denotare la loro posizione nel discorso, piuttosto che trarla dal contesto. Possiamo immaginare siffatti suffissi come delle derivazioni dei pronomi turchi.
[Tra parentesi tonde le lettere eufoniche aggiunte dopo una vocale]
[Tra parentesi graffe le lettere eufoniche aggiunte dopo una consonante]
Suffisso base: [sing.] — | [plur.] -ler/-lar
Suffisso dativo: -(y)e/-(y)a
Suffisso accusativo: -(y)i/-(y)ü/-(y)ı/-(y)u
Suffisso locativo: -de/-da   | -te/-ta|?|
Suffisso ablativo: -den/-dan | -ten/-tan
Suffisso possessivo:
[I sing.] -{i}m/-{ü}m/-{ı}m/-{u}m [II sing.] -{i}n/-{ü}n/-{ı}n/-{u}n [III sing.] -(s)i/-(s)ü/-(s)ı/(s)u
[I plur.] -{i}miz/-{ü}müz/-{ı}mız/-{u}muz [II plur.] -{i}niz/-{ü}nüz/-{ı}nız/-{u}nuz [III plur.] -(s)i/-(s)ü/-(s)ı/(s)u



Desumiamo che l'accusativo ed il possessivo sono gli unici a seguire la microarmonia.
I suffissi si aggiungeranno ai nomi, per esempio:
«onun araba var.»
«makineye beyaz giren ama pembe çıkan o tişörtümü hatırlıyor musun?»
«sanırım bugün evde kalacağım.»
«[esempio4]»
«[esempio5]»


Il turco è una di quelle lingue condannatasi al genitivo, quello strumento grammaticale da aggiungere alle parole per indicare l'appartenenza, che noi facciamo con un semplice «di». «la ragazza di Mario», «la stanza di Luca», «l'automobile di Sara», «la nazione degli italiani».
Nel turco indicano questa appartenenza precedendo il posseduto col suo proprietario, aggiungendoli la particella genitiva al proprietario e la possessiva declinata al posseduto (va aggiunto un apostrofo al genitivo qualora il possessore sia il nome di una persona).
Genitivo: -(n)in/-(n)ün/-(n)ın/-(n)un
Per esempio: «la casa di Mario», si traduce in «Mario'nun evi».

Verbi

Verbi basilari

Dall'essere al venire

Essere ed Avere non sono verbi necessari. Se cercavi la coniugazione turca del verbo essere per poter pronunciare la tua prima frase sensata stai sbagliando strada, non troveresti l'ipotetico verbo essere in turco, stai fondando l'apprendimento linguistico sul fantoccio della lingua paneuropea, unita nella logica grammaticale, perciò istintivamente solvibile, e, come l'inglese del liceo, cerchi la parola cifrata con cui scambiare il vocabolo italiano. Una parola che possegga lo stesso significato e che risolvi facilmente il problema della traduzione. Una soluzione, cioè, che senza maneggi della lingua, bensì soltanto scambiando parola per parola da una lingua all'altra, possa ottenere una frase dal tono naturalmente intendibile.
Nel turco non esiste il verbo essere, nemmeno avere, esistono la particella copulativa e l'aggettivo «var».
Spiegato in dettaglio, la funzione preponderante del verbo essere in italiano è quella copulativa, e tale funzione viene soddisfatta dai turchi con una particella. Copulativa nel senso che collega un soggetto ad un attributo, cioè, a dire «io sono Massimiliano» il verbo essere non fornisce alcuna informazione se non quella di collegare il soggetto «io» al suo attributo «Massimiliano»; nella maniera più primitiva si capirebbe comunque il significato se dicessi «Io Massimiliano» ed è per cotale funzione ausiliaria che alcune lingue lo omettono; per esempio il nostro antenato latino diceva «omnis homo mortalis» (ogni uomo è mortale, da notare l'assenza del verbo essere), così anche nel tempo presente in turco che può dire «ben Massimiliano» (io sono Massimiliano), mentre nei tempi diversi dal presente (ma potenzialmente anche al presente) fa uso di una particella copulativa detta «imek» che si attacca, declinata, all'attributo, copulandolo col soggetto, tipo l'aggettivo «hasta» (malato) può essere copulato «hastaydım» (ero malato).
E' interessante notare che le declinazioni della particella copulativa seguono pressoché alla perfezione quelle dei verbi, dunque sarà una nozione fondante per proseguire l'apprendimento dei verbi.


Le categorie verbali semplici turche, cioè i tempi ed i modi in cui si declinano i loro verbi, sono:

Presente aoristo, è il modo degli avvenimenti generali, delle verità che avvengono nel presente ma non che accadono nel momento del parlato. «fabri̇kada çalışırım» (lavoro in fabbrica), nel senso che non sto lavorando in questo momento, bensì sono un operaio.

Presente progressivo, è il modo delle azioni che sono in corso. «bir sigara içiyorum» (fumo una sigaretta).

Presente processuale, analogo al progressivo ma di basso uso. «sürüp gitmekte» (lo sciroppo sta andando).

Passato narrativo, è il modo per parlare delle azioni incerte avvenute nel passato, a cui ha assistito qualcun'altro, o che originano da supposizioni. «Roma'ya gitmiş» (si dice sia andato a Roma).

Passato indicativo, è il modo per indicare le azioni avvenute nel passato di cui ho certezza. «Roma'ya gittim» (sono andato a Roma).

Futuro indicativo, è il modo per parlare delle azioni che avverranno in futuro, come in italiano. «gelecekler» (arriveranno).

Imperativo, è il modo dei comandi, come in italiano. «gel!» (vieni!)

Presente ottativo, è il modo della potenzialità, un'azione che ha la possibilità di accadere, e viene usato per sollecitare all'azione. «bakayım» (lasciami guardare).

Presente necessitorio, è il modo per indicare cosa è necessario fare. «öğrenmelisin» (devi studiare).

Presente condizionale, è il modo che esprime condizioni e desideri ipotetici. «denesen pişman olacaksın» (se ci provassi non te ne pentiresti).


Allora iniziamo con la declinazione della particella copulativa. In generale termina sempre con il suffisso soggettivo (il passato indicativo ha dei suffissi soggettivi distinti nella coniugazione alla prima e seconda persona, tali suffissi soggettivi li denomineremo di II tipo), che va ad indicare la persona a cui appartiene, e sono:
I persona singolare: -im -üm -ım -um
II persona singolare: -sin -sün -sın -sun
III persona singolare:
I persona plurale: -iz -üz -ız -uz
II persona plurale: -siniz -sünüz -sınız -sunuz
III persona plurale: -ler -lar
+(y)

In antecedenza ci attacchiamo il suffisso temporale, che va a definire il tempo ed il modo verbale [sempre della particella copulativa]:
Passato indicativo: -di/-dü/-dı/-du | -ti/-tü/-tı/-tu|?|
Passato narrativo: -miş/-müş/-mış/-muş
Futuro indicativo: [precedente ad una vocale] (y)eceğ/-(y)acağ | [...] -(y)ecek/-(y)acak
Presente: al presente non serve aggiungere alcun suffisso perché è implicito che si parla del presente

È doveroso precisare che la particella copulativa aggiunge anche una y eufonica tra sé e la parola qualora congiungessero due vocali, tipo in «siamo malati», «hasta» e «-ız» congiungono in «hastayız», oppure tra il suffisso temporale e la parola, tipo «ero malato», è realizzato in «hastaymışım»; possiamo corroborare che la y eufonica è il marchio caratteristico della particella copulativa.

Alcuni esempi:
«ben hasta»
«hastayım»
«hastaymışım»
«mezunacaksın»


I verbi, in maniera analoga alla particella copulativa, si declinano attaccando la radice verbale con il suffisso temporale e poi il suffisso soggettivo. L'unica differenza concreta risiede nell'avere dei suffissi temporali anche al presente.
Un verbo turco all'infinito termina in -mak/-mek, tipo mek (bere), la sua radice è la parola senza la desinenza dell'infinito, dunque .

Completo i suffissi temporali principali con l'aggiunta del presente:
Presente progressivo: -iyor/-üyor/-ıyor/-uyor
Presente aoristo: [successivo ad una vocale] -r | [nei monosillabi] -er/-ar | [nei multisillabi] -ir/-ür/-ır/-ur

Alcuni esempi:
«sigara iciyorum»
«[esempio 2]»
«[esempio 3]»
«[esempio 4]»[olmak, imek, yapmak, gitmek, gelmek, bilmek, okumak, yemek, içmek]
[auristo: io sono solito a ...]

SUFFISSI SOGGETTIVI
I persona sing.II persona sing.III persona sing.I persona plur.II persona plur.III persona plur.
-im -üm -ım -um-sin -sün -sın -sun-iz -üz -ız -uz-siniz -sünüz -sınız -sunuz-ler -lar
SUFFISSI di II Tipo
-m-n-k-niz -nüz -nız -nuz-ler -lar
– Passato indicativo (-di) –
quando segue p, ç, t, k, f, h, s, ş:
-ti-tü-tı-tu
altrimenti:
-di-dü-dı-du
– Passato narrativo (-miş) –
-miş-müş-mış-muş
– Presente aoristo (-r) –
quando segue una vocale:
-r
nei monosillabi:
-er-ar
e nei multisillabi:
-ir-ür-ır-ur
– Presente progressivo (-iyor) –
-iyor-üyor-ıyor-uyor
– Futuro indicativo (-ecek) –
quando precede una vocale:
-(y)eceğ-(y)acağ
altrimenti:
-(y)ecek-(y)acak

Se per il verbo essere abbiamo la particella copulativa, per il verbo avere come faremo?
Renderlo in turco sarà semplice con l'utilizzo della parola var. Significa «c'è», «ci sono», «esistente». E del suo antonimo yok, che significa «non c'è», «non ci sono», «inesistente», «no».
Il corrispettivo del verbo avere in turco si forma suffissando al possessivo l'avuto, aggettivandolo con un possessivo e seguendo con la parola «var» (anch'essa tecnicamente un aggettivo), «ho un'automobile» si traduce, dunque, in «benim arabam var»; mentre per il negativo basterà sostituire «var» con il suo opposto: «yok».

Ricapitolando:   (aggettivo possessivo) + (suffisso possessivo) + var/yok

Per declinare il tempo del costrutto declino la sua parola d'esistenza (var/yok) con i suffissi verbali, «avevo un'automobile» si traduce, per esempio, in «benin arabam var».

E se io avessi l'oggetto di qualcun'altro?
In tal caso il sostantivo possessivo non si riferirà più al soggetto, bensì al suo vero possessore, così come l'aggettivo, mentre si aggiungerà come soggetto un pronome locativo, come per dire che «quell'oggetto non mio, che non è mio, è con me»; «ho la tua matita», per esempio, si traduce in «bende senin kalemin var».

Se non appartiene al soggetto: (pronome locativo) + (aggettivo possessivo) + (suffisso possessivo) + var/yok

Esercizi di coniugazione

allegati al collegamento seguente

Per mantenere ferrea la conoscenza delle nozioni appena lette, ti suggerisco di provare questi esercizi di coniugazione verbale.

Sintassi

Ordine della frase

Dove porre i suoi elementi

(Soggetto) + (aggettivo) + (oggetto) + (avverbio) + (verbo)

È l'ordine generale delle frasi in turco; il verbo è preponderatamente alla fine ed il soggetto all'inizio; gli oggetti si fraporranno tra i due e potremmo variarli nell loro ordine, quelli che vengono posti prima trasmetteranno più enfasi. Gli aggettivi vanno quasi sempre prima dell'aggettivato, fa eccezione soltanto il loro uso predicativo, cioè come se completassero il verbo essere, tipo «ben yeşilim» (io sono verde), piuttosto che «yeşil ben» (il verde io).


Note di piè di pagina

Questa pagina è il lavoro di 4 mesi, in maniera volontaria o involontaria, diretta o indiretta passati in contatto col turco.
Ho intenzione di continuare la spiegazione del turco con una versione più avanzata, dove espongo i tempi verbali più particolari e soprattutto quelli composti, ritengo che costruire il vocabolario turco sia la parte più difficile dell'intero processo di apprendimento, perciò un lettore che abbia letto queste pagine rimarrà con un facile percorso di studio, composto da ascolto e memorizzazione.

Dopo tutto il lavoro speso nella realizzazione di questa pagina voglio concludere esponendo una frase esemplare, che racchiude ogni nozione impartita fino ad ora, tradotta in turco.
«Salve a tutti, sono Massimiliano, uno studente di ingegneria informatica al Politecnico di Milano, sono cresciuto in Lombardia, ho una gran passione per la chitarra e nel mio tempo libero mi piace studiare il turco».
«Merhabalar, ben Massimiliano, bir mühendislik öğrenci Milano Politeknik'da, Lombardia'da yetiştim, benim gitar tutkum var ve boş zamanlarımda türkçeyi öğrenme beğenerim».

da Massimiliano, detto il Burak, Ferretti